In Italia, l’inflazione annuale è ampiamente rientrata sotto il target del 2%:
mentre in Europa le cose vanno un po’ diversamente:
dove l’inflazione annuale è ferma al 2,6%… motivo per cui non mi aspetto che la Bce taglierà i tassi nel meeting del 6 giugno.
Inoltre, c’è un dato che può permetterci di capire un po’ meglio la situazione dell’investitore italiano:
e mi sembra che, dopo il comprensibile rimbalzo del Covid, i risparmi privati sono precipitati inesorabilmente e l’indicatore oggi si trova ancora sotto la media storica del 10,29% , laddove in Europa il ribasso si è fermato già nel 2022:
c’è da dire però che dal 2023 questa tendenza al ribasso dei risparmi personali si sta lentamente invertendo e il leggero miglioramento delle disponibilità dei risparmiatori potrebbe effettivamente aver contribuito al rialzo del 2023-24:
come abbiamo già ipotizzato osservando l’aumento di volumi sulle azioni, soprattutto in questa prima parte del 2024.
C’è da chiedersi, allora, se questo contributo dei risparmiatori sarà sufficiente a sostituire la spinta data dall’inflazione e in particolare dall’inflazione monetaria:
laddove l’effetto benefico della M1 prodotta durante il Covid è ormai morto e sepolto, infatti l’indice previsionale è decisamente drastico:
anche sul Dax:
ora, io non credo che ci dobbiamo necessariamente aspettare un crollo verticale di questo tenore sulle Borse europee… però rendiamoci conto che i mercati azionari ora devono dimostrare di saper stare in piedi con le loro gambe e se la Bce in estate non taglierà i tassi, la demoralizzazione sui mercati potrebbe farsi molto pesante e protrarsi fino al 2025.